Nell’era delle diete iperproteiche, la domanda sorge spontanea: ma i famigerati carboidrati fanno ingrassare davvero? A sorpresa, il prof. Pier Luigi Rossi per la mitica “più sani e più belli” ci spiega che è arrivato il momento di sdoganare riso, cereali,pane & Co. Perché questi alimenti, se scelti con cura e mangiati nelle giuste quantità, non solo sono indispensabili per sentirci attivi e concentrati, ma se vengono eliminati dalla dieta quotidiana, causano addirittura un blocco della perdita di peso.
Il nostro corpo è formato da oltre 10mila miliardi di cellule affamate di uno zucchero chiamato glucosio. Ed è lo stesso cervello umano a scegliere questo nutriente come suo carburante e fonte primaria di energia. Il glucosio si trova in natura negli alimenti contenenti carboidrati: nel latte (che, a dire il vero, è l’unico alimento di origine animale che lo possiede), ma soprattutto nei vegetali come frutta, verdura, cereali e legumi. Il nostro organo più importante, il cervello, è quindi vegetariano e, quando va in “riserva” di glucosio, rallenta la sua attività , si spengono le emozioni e uno stato psichico di disagio pervade l’intero organismo, condizionando la vita di relazione e quella affettiva. In altre parole, per vivere, pensare e provare emozioni, il cervello richiede 100/120 grammi di glucosio al giorno. Questa “domanda” di energia è pressoché uguale per tutti, sia per gli uomini sia per le donne, sia per chi si trova in sovrappeso, sia per chi è in perfetta forma, senza distinzioni di sorta.
Una premessa doverosa
È una precisazione che va sicuramente fatta, in un periodo in cui i regimi dimagranti iperproteici vanno per la maggiore e cercano di convincere chi è in lotta con la bilancia che per perdere peso bisogna ridurre drasticamentei carboidrati. In realtà, una carenza prolungata di glucosio, oltre ad avere effetti dannosi per l’organismo, genera il senso di fame,responsabile, spesso, del nostro accumulo di peso perché blocca il metabolismo. Cioè, se il nostro organismo percepisce una “carenza di energia” tende a rallentare il consumo metabolico. Come assicurarci, quindi, la giusta benzina ed evitare di ingrassare? Controllando con molta attenzione le quantità, perché, come vedremo, è la dose che fa la differenza.
Non vengono assimilati tutti allo stesso modo
Ci sono carboidrati di due tipi. Qual è la differenza? In base alla loro struttura chimica, i carboidrati vengono classificati in semplici e complessi. La distinzione riguarda la velocità di assimilazione, cioè il tempo che impiegheranno per essere digeriti, quindi “sezionati” e ridottia molecole più semplici, capaci di oltrepassare la parete intestinale e di entrare nel sangue.
Complessi: sono più lenti nella digestione, e sono quelli dei legumi, della pasta, delle patate, del pane o del riso (tutti ricchi di amido, una molecola molto lunga e complessa che i nostri enzimi devono accorciare nella digestione). Essi, nella loro forma naturale, contribuiscono a lungo termine al mantenimento di una buona salute, al controllo dell’appetito e a livelli di energia più stabili.
Semplici: sono di rapido assorbimento, e sono quelli del miele, dello zucchero e della frutta. L’assunzione con l’alimentazione di entrambi i tipi di carboidrati assicura all’organismo un rifornimento di energia costante e prolungato nel tempo. In un’alimentazione equilibrata, i carboidrati dovrebbero fornire il 55% delle calorie totali, la maggior parte delle quali sotto forma di carboidrati complessi.