Se nel complesso, i primi 5 mesi 2020 delle esportazioni enoiche hanno virato in terreno negativo (-4% sul 2019), i primi 6 mesi 2020 erano partiti bene per il vino italiano nel complesso, e soprattutto per alcuni dei suoi distretti. Da cui sarà fondamentale ripartire per tornare a cresce, appena superata la pandemia. A raccontarlo un approfondimento del “Monitor dei distretti agroalimentari” di Intesa San Paolo. Secondo il quale 7 distretti del vino su 10 tra quelli che fanno parte del panel individuato dal Centro Studi della banca, erano partiti nettamente in positivo. A partire da quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (quello più importante in assoluto in valore tra i distretti del wine & food d’Italia, con un export di 1,7 miliardi di euro nel 2019, il 7,9% del totale dell’export dei distretti agroalimentari, ndr), sebbene a ritmi più contenuti (+5,2% tendenziale) sulla crescita a due cifre del 2019 (+12,5%). Il distretto di Barolo, Barbaresco, Barbera e non solo, totalizza 406 milioni di esportazioni nel trimestre, e cresce verso tutte le principali destinazioni, in primis Stati Uniti (+12%) e Germania (+7%), mentre continua a perdere flussi verso il Regno Unito, con un regresso di oltre il 18% dopo la chiusura già negativa del 2019 (-5%).
Anche i Vini del Veronese si fanno apprezzare, con Valpolicella, Soave e non solo che hanno mosso quasi 250 milioni di euro di export, un +4,4% nel primo trimestre 2020 (+5,9% il risultato del 2019), realizzato soprattutto in Germania (+18,5%), mentre arretrano le vendite negli Stati Uniti (-9,1%) e nel Regno Unito (-9,3%).
Anche il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, secondo Intesa San Paolo, aveva ripreso la sua corsa (+6,3%) dopo la chiusura quasi invariata del 2019 (-0,5%), fermandosi poco sotto i 175 milioni di euro nel periodo gennaio-marzo 2020: le perdite verso Regno Unito (-20% nel trimestre) vengono più che compensate verso Stati Uniti (+7,7%) e Germania (+20,5%).
Ottimo risultato, con 187 milioni complessivi, per i Vini dei colli fiorentini e senesi, che tra Brunello di Montalcino e Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Chianti, Vernaccia di San Gimignano e non solo, registrano un +13,1% tendenziale, ed è il distretto a cui si deve il maggior contributo alla crescita della filiera con 21,6 milioni di export in più rispetto al primo trimestre del 2019, di cui 16,1 verso gli Stati Uniti, primo sbocco commerciale per le esportazioni del distretto con oltre il 40% del totale.Crescono a due cifre, sebbene su importi molto più contenuti, anche i Vini e distillati di Bolzano, (+12,5%) con circa 52 milioni di export in totale, e i Vini e distillati del Friuli (+10,7%) con quasi 34 milioni nel trimestre, entrambi sulla scia dei risultati positivi dello scorso anno. Realizza un vero e proprio boom di vendite il distretto dei Vini e liquori della Sicilia Occidentale (+34,2%), che chiude con quasi 40 milioni e recupera in questo modo il regresso del 2019 (-3,2%), soprattutto verso la Francia che realizza nel primo trimestre 2020 quasi il triplo di quanto esportato in tutto il 2019. La regione, attraverso il Consorzio di tutela dei suoi vini Doc, sottolinea Intesa San Paolo, sta investendo molto (e con risultati apprezzabili) in campagne pubblicitarie e di pubbliche relazioni mirate a promuovere una migliore conoscenza della Sicilia e della qualità dei suoi vini all’estero, iniziative ora rimodulate in ottica “social” sotto forma di “degustazioni web” per adeguarsi alle nuove esigenze di consumo. Tra i distretti che registrano un risultato negativo, i Vini e distillati di Trento (-2,1% tendenziale) con 91,4 milioni, i Vini del Montepulciano d’Abruzzo (-2,4%) che si ferma a 42,6 milioni, e i Vini e distillati del Bresciano (-9,1%) con poco meno di 30 milioni.
Fonte Winenews.it