“Il mercato sta apprezzando sempre di più i vini macerati. Le bottiglie prodotte in Friuli sono richieste non solo in Italia, ma anche all’estero, in Giappone e in Corea soprattutto, dove si utilizza molto la tecnica della macerazione per cucinare le pietanze”.
Spiega ad AgroNotizie Mauro Nalato, giornalista e appassionato di vino, che ha da poco pubblicato un libro dal titolo ‘Vini macerati in FVG ora conquistano il mondo’, edito da Chiandetti.
“Sull’onda di questo successo molte cantine in Italia e in Europa hanno provato ad imitarci. Per questo ho scritto questo libro: per ricordare a tutti che i vini macerati sono stati inventati vent’anni fa in Friuli, precisamente nella Slavia, e che nessuno può scipparci questa invenzione”.
Nalato, come si spiega questo aumento di vendite dei vini macerati?
“C’è una fascia di pubblico che è sempre più attratta da vini di fascia alta, complessi e prodotti rispettando l’ambiente. Si tratta di una nicchia certo, ma in crescita. Basti pensare che tutti assieme i produttori friulani saranno una ventina e faranno al massimo mezzo milione di bottiglie l’anno. Ma qui non stiamo parlando di prosecco, che si beve a secchiate. Ci vuole preparazione per apprezzare i vini macerati”.
Facciamo un passo indietro, che cos’è un vino macerato?
“E’ un vino prodotto come una volta, senza l’ausilio di prodotti di sintesi, sia in campo che in cantina. L’uva cresce in maniera spontanea, senza neppure l’irrigazione. Dopo la pigiatura la fermentazione avviene nei tini di legno e a contatto con le bucce. Da qui il termine macerato”.
Il vino che facevano i nostri nonni…
“E’ il vino che si faceva in campagna, quando le donne e i bambini schiacciavano con i piedi l’uva e il vino veniva spillato senza essere filtrato. Nei tini non vengono aggiunti lieviti, né viene modificata la temperatura durante la fermentazione. Ogni annata è molto diversa l’una dall’altra, questo comporta bottiglie straordinarie e altre pessime”.
Quanto tempo riposano in barrique questi vini?
“Almeno quattro o cinque anni, fino a sette prima di essere imbottigliati e venduti”.
La peronospora è un vero flagello in Veneto e in Friuli. A Conegliano ho visto viti dove neppure un acino o una foglia si è salvata dal fungo. Come si fa a produrre vini ‘naturali’ in queste condizioni?
“L’unico strumento è lo zolfo. Il problema è che ad ogni pioggia bisogna intervenire in vigna per rinnovare la copertura. E comunque i volumi sono estremamente ridotti. Per fare una bottiglia ci vogliono quasi tre piante. Anche perché l’uva che arriva in cantina deve essere sanissima visto che non si usano additivi chimici”.
Dunque il prezzo sale…
“Una bottiglia costa almeno 15 euro, ma sono pezzi unici e chi apprezza il vino è disposto a spenderli”.
Fonte Agronotizie a cura di Tommaso Cinquemani