Una storia di raggiri, di una montagna di denunce, di decine di vittime e di un’intera famiglia che riesce sempre a farla franca. Su di loro la polizia postale di Torino indaga da tempo. Senza riuscire ad incastrarli. Già, perché i protagonisti di questa storia alla «Totò e Peppino» agiscono con furbizia usando internet e individuando in rete le loro vittime. «In tre anni – raccontano gli investigatori – hanno truffato una marea di persone. Il volume d’affari? Più di 100 mila euro».
I nomi finiti nel mirino della Procura di Torino e Ivrea, con l’accusa di truffa e falsità, sono quelli di Alessandro e Giuseppina Gallucci, fratello e sorella, 30 e 28 anni. Sono originari di Venaria, fino a qualche tempo fa gestivano un bar a Pianezza, poi chiuso. Truffatori seriali, per gli investigatori. Dell’organizzazione – è il sospetto di alcune vittime – farebbero parte anche altri componenti della stessa famiglia. I contatti avvengono in rete e i Gallucci usano tutti gli strumenti messi a disposizione da internet, compresi i social network. Gli ultimi colpi li hanno messi a segno poche settimane fa ai danni di tre imprenditori canavesani: un fioraio di Rivarolo, una società che affitta per eventi speciali una villa Settecentesca a Favria, un ristorante di Agliè.
C’era da organizzare un battesimo, quello della figlia di Giuseppina Gallucci. Totale della spesa, circa 6 mila euro, tra fiori, catering e location. La festa, poi immortalata con decine di fotografie finite sul profilo Facebook della Gallucci, per i 3 imprenditori si è trasformata in un bidone in piena regola. «Continuavano a dire che ci avrebbero pagati – raccontano -. Sono spariti. E dire che si sono pure stizziti quando li abbiamo sollecitati».
La vicenda si intreccia poi con in Sicilia. Nicoletta Lombardo, 20 anni, che a Catenanuova, in provincia di Enna, gestisce un negozio online di abiti griffati per bambini, su Facebook viene contattata da Giuseppina Gallucci. Una compravendita da oltre 6 mila euro: «Un vero affare per una giovane imprenditrice come me, ho pensato in quel momento». Ahimè, per lei, era appena scattata la trappola. La Gallucci fornisce l’indirizzo (via Aldo Moro, 17, Pianezza) al quale spedire la merce. La trattativa è lunga e quando la Lombardo chiede conto del pagamento relativo alla prima spedizione, iniziano le scuse.
«La Gallucci mi invia la conferma dell’esecuzione del bonifico, effettuato dalla filiale banca Sella di Pianezza e giustifica il ritardato pagamento dicendo che c’è stato un problema al terminale». La Lombardo chiama l’istituto di credito e resta di ghiaccio: «L’impiegato mi dice che non risulta nessun bonifico e che probabilmente ero vittima una truffa». Tutta la merce, per sua fortuna, viene recuperata.
Fonte La Stampa di Giampiero Maggio