I grandi gruppi del vino ‘made in Italy’ valgono circa tre miliardi di euro, dei quali oltre la metà ancora nelle mani delle famiglie fondatrici o che hanno rilevato questi big nel corso degli anni. Lo afferma un’indagine di Ricerche & Studi di Mediobanca condotto sui bilanci dei 107 maggiori produttori italiani. Secondo il lavoro emerso nei giorni del Vinitaly di Verona, al controllo familiare è riconducibile una quota del 54,3% del patrimonio netto complessivo dell’aggregato del ‘panel’ dello studio di Mediobanca, che vede ai primi dieci posti Cantine Riunite-Civ-Gruppo italiano vini (con un fatturato di 500 milioni euro), Caviro, divisione vini del gruppo Campari, Antinori, Cavit, Fratelli Martini, Cooperativa Mezzacorona, Zonin, Giordano Vini, Enoitalia, Santa Margherita.
Tale quota è quasi pariteticamente suddivisa tra controllo esercitato in modo diretto da persone fisiche (26,5%) e da persone giuridiche (27,8%). Se si assimilino a tale forma proprietaria anche le cooperative, le quali raccolgono circa 25.500 soci che a loro volta hanno un carattere essenzialmente familiare, si aggiunge un’ulteriore quota del 19,4% che porta il totale del patrimonio netto controllato al 73,7%. Il restante 26,3% dei mezzi propri è riconducibile per il 17,5% a investitori finanziari (cioé assicurazioni e banche, oltre a marginali tipologie residuali) e per l’8,8% a società straniere (comprese Ruffino e Gancia, cedute a operatori stranieri a fine 2011). Alle famiglie in senso stretto sono riconducibili mezzi propri per 1,6 miliardi di euro (831 milioni in capo a persone fisiche e 790 a persone giuridiche) mentre le coop controllano un netto patrimoniale di circa 580 milioni di euro. I soci esteri detengono un portafoglio con valore di libro pari a 262 milioni di euro, mente i principali soci finanziari sono così assortiti: banche ed assicurazioni 357 milioni di euro, fondi 53 milioni, fondazioni 55 milioni e trust con 49 milioni.
Comments are closed.