Sono stata vegetariana per nove anni, poi ho ricominciato a mangiare la carne perché gli esami del sangue gridavano vendetta. Inutile dire che avevo deciso di eliminare bistecche e spiedini dalla dieta per amore degli animali dopo che in terza media mi avevano fatto vedere un documentario sulla macellazione delle mucche. Un orrore a cui non voglio ripensare altrimenti torno sui miei passi e chissenefrega dell’anemia.
Ma vengo al dunque. Un paio di giorni fa ho letto dell’hamburger “in provetta”. In sostanza, un matto olandese vegetariano che vuole restare anonimo ha investito milioni di euro in una ricerca sulla carne creata a partire da cellule staminali di mucca. Mark Post, medico del dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht, è riuscito a realizzare il suo sogno creando un piccolo pezzo di muscolo di tre centimetri di lunghezza e mezzo di spessore dal colore giallo-rosato. Un successo? Non proprio. Questo minuscolo pezzetto di carne è costato 250mila euro ed è totalmente insapore.
La Lav, Lega contro la vivisezione, ha criticato la ricerca: “La produzione di cibo non può essere condizionata dalla logica del business”. E ancora: “Non si può tenere conto di aspetti davvero prioritari come la tutela della salute collettiva e del pianeta, il rispetto degli animali”. D’accordissimo. Sinceramente trovo inaccettabile che tanti soldi vengano investiti per fare un hamburger di carne che carne non è. E poi, dico, se una persona trova eticamente inaccettabile l’uccisione di un altro essere vivente per soddisfare un proprio bisogno, non può semplicemente farne a meno?
Non si può avere tutto, neanche a pagamento. O si è vegetariani o si mangia la carne. Bisogna fare una scelta. Giusta o sbagliata che sia. E con tutte le conseguenze del caso.
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