«Alla tavola di ciascun italiano c’è un invitato in più. La criminalità organizzata». Così Piero Grasso, Procuratore Antimafia, ha eloquentemente rappresentato la nuova veste della contraffazione agroalimentare.
Il Procuratore è intervenuto nel corso della presentazione della Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e pirateria commerciale al centro di un convegno oggi a Roma a Palazzo Rospigliosi.
«Vi è una esistenza – ha spiegato Grasso – di nessi mafiosi in tutta la filiera agroalimentare. Dall’acquisizione dei terreni, alla manipolazione dei prodotti, ai trasporti, alla gestione dei supermercati». Una invasione, quella della criminalità organizzata, che porta il comparto agroalimentare a «una situazione aberrante che vede da un parte produttori che non riescono a campare e i consumatori pagano prezzi alti per prodotti che non ne valgono».
D’altra parte l’Italia è la patria del buon cibo, quello sano e di qualità. E forse proprio per questo è anche nel mirino dei criminali del cibo. Gli interessi sono alti e non solo per quanto riguarda il mercato interno. Basti pensare alla diffusione all’estero dei prodotti «italian sounding», per i quali qualsiasi tipo di richiamo all’immagine dell’Italia è ormai un vero e proprio strumento di marketing.
I numeri del falso riportati nella Relazione ce lo testimoniano. Ammonta a 7 miliardi e 109 milioni di euro il valore del fatturato della contraffazione agroalimentare nel mercato interno italiano stimato nel 2008. Si tratta di un fenomeno che ha generato una perdita di bilancio dello Stato in termini di mancate entrate fiscali di circa 5,3 miliardi di euro. Sono invece 250 mila i posti di lavoro persi in Italia negli ultimi 10 anni a causa della contraffazione. In riferimento all’«italian sounding», basti penare che a fronte di un valore delle esportazioni italiane in Usa di 3 miliardi, esistono in quel mercato ben 24 miliardi di valore di prodotti riferibili all’imitazione italiana. E’ questo il «bilancio drammatico sia per il tessuto delle nostre imprese che per le entrate dello Stato», ha detto Gianni Fava, Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. «A rimetterci – ha continuato Fava – è anche la salute del consumatore perché spesso ai fenomeni di contraffazione dell’origine dei prodotti si associano episodi di adulterazione ».
«Nel contesto europeo la normativa italiana è la più completa. Ma come legislatori ci siamo chiesti: cosa serve di più? », con questo obiettivo è nato il lavoro contenuto nella relazione, documento che contiene un’analisi del fenomeno ma anche importanti proposte. Un punto su cui è d’accordo anche il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che ha detto: «Non siamo all’anno 0. In Italia l’attività di contrasto si è incrementata e la legislazione si è evoluta a un livello avanzato». Questo il punto di partenza dal quale è necessario andare avanti e lavorare per negoziare all’estero ma anche per colmare alcune lacune di una «legislazione italiana e perfettibile». In particolare il Ministro, pensando anche a un «disegno di legge a tutto tondo», ha ricordato «l’assenza di pene accessorie, talvolta più efficaci delle pena principale. Basti pensare all’interdizione dell’attività».
Estendere nella lotta alla contraffazione alimentare gli stessi metodi di indagine utilizzati nel contrasto ai reati di mafia. E’ una della proposte a costo zero formulate della prima relazione sulla contraffazione e pirateria nell’agroalimentare elaborata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta presentate nella sede della Coldiretti. Tra le proposte a costo zero formulate vi è, innanzitutto l’inserimento nel codice penale del delitto di associazione a delinquere finalizzato alla commissione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari. E ancora, ai fini della maggiore conoscibilità per i consumatori di comportamenti delittuosi, si deve prevedere l’obbligo di pubblicare le sentenze in caso di condanna per i delitti in materia di frodi e di false indicazioni di origine. Come la relazione della Commissione presieduta dall’Onorevole Giovanni Fava ha sottolineato, occorre dotare gli organismi di polizia giudiziaria di poteri investigativi già previsti nella disciplina antimafia – come ad esempio la capacità di condurre operazioni sotto copertura – anche per il contrasto dei reati in materia di tutela della salute. E’ inoltre necessario aggredire il patrimonio dei soggetti dichiarati responsabili dei reati di contraffazione e adulterazione attraverso la confisca dei beni utilizzati per la commissione degli stessi reati.
I cittadini, tra le proposte dello stesso Procuratore Grasso: «I consumatori possono aiutare il nostro lavoro con le segnalazioni. Nella Relazione vi è infatti la proposta di uno sportello unico per il cittadino». Infine un consiglio: «Made in Italy, Made in Italy, consumate solo prodotti italiani».
A cura di Silvia Biasotto
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